Che cosa comunica al mondo contemporaneo Romano Guardini? Perché la sua persona e le sue opere sono interessanti per gli uomini e le donne e, soprattutto, per i giovani del terzo millennio?
Queste sono le domande alle quali cerca di rispondere la mostra, a cura di Associazione Rivela, che vuole far incontrare l’“uomo” Guardini.
Un uomo, il cui cuore inquieto e spalancato non ha mai smesso, durante tutta la sua vita, di porre domande a se stesso, alla realtà nella sua continua irriducibile “polarità” e tensione. Che non ha mai smesso di porre domande ai suoi studenti, alle istituzioni, alla Chiesa, dando così mirabilmente voce alle domande di ogni uomo, alle nostre domande.
Attraverso i luoghi e gli avvenimenti salienti della sua vita, documentati anche con fotografie, testi, disegni e oggetti personali, la sua figura emerge in tutta la sua semplice ma feconda apertura ai molti contesti del sapere, come anche agli aspetti più quotidiani della vita. Un’attenzione e un amore al particolare che diventano l’inizio di una scoperta e la stoffa reale di ogni riflessione.
I molti temi da lui affrontati, come la bellezza, l’amicizia, l’educazione dei giovani, la natura, il potere, la tecnica, l’arte, l’architettura, il destino dell’Europa e la liturgia sono nati e si sono sviluppati nella forma di un serrato e sofferto dialogo con i contemporanei, con amici, con artisti, con gli autori classici della letteratura, in particolare della tradizione cristiana.
Un dialogo attraverso il quale egli è diventato un testimone e un educatore originale, un punto di riferimento per intellettuali, teologi e papi ma anche per persone di ogni ceto e tradizione.
La sua adesione alla Chiesa, mai vissuta in modo sentimentale, ma sempre riferita all’oggettività incarnata di Cristo, lo ha spinto a dar ragione di tutto e a lasciarsi interrogare da tutto, certo che «nessuna grande azione, nessuna opera autentica, nessuna relazione umana sincera è possibile senza che l’uomo vi arrischi ciò che è suo».